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Archive for gennaio 2012

Avere memoria è un esercizio della coscienza. E la coscienza è la base distintiva che ci rende unici, speciali, all’interno del più vasto regno animale, ciò che divide l’uomo dalle “bestie” almeno sotto il profilo etico. Fino a qui tutto sembrerebbe filare liscio. Peccato che – come tutti sappiamo bene – le cose siano un po’ più complesse. I bambini innocenti sciolti nell’acido sono solo la punta dell’iceberg di indicibili episodi di quotidiana violenza dell’uomo verso l’uomo, stragi di civili, religiosi, bianchi e neri, ricchi e poveri, giovani e vecchi…Immersi come siamo nella contemporanea civiltà della comunicazione , nel tam tam quotidiano dove giocoforza prevale la breaking news, il disastro, il negativo, siamo costretti a riflettere per non essere sminuiti, resi  insensibili , smemorati, abitatori esclusivi dell’attimo, avulsi dal nostro contesto, dalla storia. Qualcuno si sofferma sulla banalità del male, sugli effetti del venir meno, spesso temporaneo e casuale, dell’umanità. Altri preferiscono investigare le cause di una, cento, mille Srebrenica, di ieri, di oggi e di domani, i momenti di apparente frattura della Storia, le faglie o le foibe che si aprono inaspettatamente sotto i nostri piedi, tra le nostre case e chiese, che incrinano le certezze, seminano sgomento, terrore. Il rischio di voltarsi dall’altra parte, di non voler “vedere” e “sapere” c’è anche oggi. E allora non è più sufficiente solo ricordare: la complessità del momento ci obbliga a partecipare, a collaborare, a costruire una  vera e propria “cultura della memoria” affinché non vi siano altri vicoli ciechi  dietro l’angolo. Quando anche l’ultimo deportato e sopravvissuto ad Auschwitz-Birkenau non sarà più con noi, dovremo essere ancora più vigili, attenti, proattivi, leggere e rileggere le cronache delle storie dell’orrore, tramandare il racconto dell’inimmaginabile Shoa, la distruzione programmatica e industriale di un popolo, con tutto quello che ne consegue. Dovremo ricordare e sapere distinguere. Avere memoria fa bene a noi stessi, fa bene alle nuove generazioni e fa bene al pianeta.  Ma avere memoria significa anche “stare in guardia”, di fronte alle modificazioni dell’epoca, alla perdita di sovranità delle nazioni, dei popoli, all’emergere imponente di nuove spinte economiche e sociali, ai poteri della finanziarizzione del mondo che ci slegano dalla terra, dal lavoro, dall’etica del quotidiano. Anche i nostri più nobili istituti democratici conquistati  a prezzo di decine e decine di milioni di morti nella Seconda Guerra Mondiale, sono oggi fragili  come non mai, rischiano in qualche modo di essere svuotati di senso, banalizzati essi stessi. In questo contesto difendere l’idea e la costruzione dell’Europa, non è più solo un esercizio per stucchevole di “anime belle”, di elite culturali e politiche che tracciano il solco: “Per fare l’Europa –  scrive Jacques Le Goff – occorre un impegno da parte di tutti che deve compiersi nella conoscenza del passato tutto intero e nella prospettiva dell’avvenire>>. Se l’Europa con il 7% della popolazione mondiale detiene il 20% delle ricchezze,- è chiaro a tutti –  lo squilibrio è congenito al nostro sistema. Non lo dico io, non lo dice la politica, lo  dicono i numeri.  L’appartenenza europea è dunque la chiave per un futuro di pace e di prosperità, rifuggendo i due opposti relativi. Ma quando di fronte ad un disastro scellerato come quello della “Costa-Concordia” un giornalista tedesco – Jan Fleischhauer, uno dei columnist di Spiegel online 1,

–  afferma in buona sostanza  che se il capitano fosse stato tedesco, non sarebbe mai successo: ‘Bella figura’, è lo sport popolare di massa italiano, cioè impressionare gli altri, anche Schettino voleva fare bella figura, purtroppo ha trovato uno scoglio sulla sua strada”, potremmo derubricare la frasetta come boutade di bassa lega per parlare alla pancia teutonica e vendere qualche copia in più. Purtroppo al contrario dobbiamo, come europei  rigettare anche questi atteggiamenti  di razzismo strisciante, e ricordare forse che non trovarono alcun scoglio i noti “trasporti” speciali di deportati da Roma, Parigi o Salonicco verso le rampe  dell’inferno di Auschwitz: i treni speciali giungevano sempre in orario.

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“La memoria è identità. E’ per questo che il Giorno della Memoria, con cui ogni anno ricordiamo la Shoah, le persecuzioni e la deportazioni subite dai più deboli, la prigionia e la morte di coloro che si sono opposti alla follia di uno sterminio, deve continuare a rappresentare un momento di profonda riflessione e soprattutto un’esperienza da declinare ogni giorno perché quanto accaduta non si ripeta e per rivendicare il rispetto dei diritti e delle libertà di quanti, nel mondo, ancora oggi soffrono persecuzioni, ingiustizie, discriminazioni”. Così Lamberto Bottini, Segretario Regionale Pd Umbria, alla vigilia del Giorno della Memoria. “E’ importante fare di questa giornata – ancora il Segretario – un evento non solo commemorativo, ma anche e soprattutto educativo e culturale, vicino alle esperienze personali di ciascuno, per raccogliere memorie e testimoniare valori di civiltà, nella consapevolezza che è anche attraverso il ricordo che si riflette sul presente, si allontanano sentimenti di odio e si progetta il domani nel segno del rispetto, della convivenza, della tolleranza, della pace”.

“La memoria è identità. E’ per questo che il Giorno della Memoria, con cui ogni anno ricordiamo la Shoah, le persecuzioni e la deportazioni subite dai più deboli, la prigionia e la morte di coloro che si sono opposti alla follia di uno sterminio, deve continuare a rappresentare un momento di profonda riflessione e soprattutto un’esperienza da declinare ogni giorno perché quanto accaduta non si ripeta e per rivendicare il rispetto dei diritti e delle libertà di quanti, nel mondo, ancora oggi soffrono persecuzioni, ingiustizie, discriminazioni”. Così Lamberto Bottini, Segretario Regionale Pd Umbria, alla vigilia del Giorno della Memoria. “E’ importante fare di questa giornata – ancora il Segretario – un evento non solo commemorativo, ma anche e soprattutto educativo e culturale, vicino alle esperienze personali di ciascuno, per raccogliere memorie e testimoniare valori di civiltà, nella consapevolezza che è anche attraverso il ricordo che si riflette sul presente, si allontanano sentimenti di odio e si progetta il domani nel segno del rispetto, della convivenza, della tolleranza, della pace”.

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L’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea organizza per il 27 Gennaio giorno della memoria una

TAVOLA ROTONDA

sul tema :

” SHOAH MEMORIA D’EUROPA

Ebraismo e Memoria della Shoah nei Balcani”

presso la dala Uggione, palazzo Sorbello in piazza piccinino 9 a Perugia

interverranno

Ruggero Ranieri

Mario Tosti

Letizia Cerquiglini

Semso Osmanovic

Sergio Zucchi

 

 

 

 

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20 gennaio 1944 – Combattendo i nazisti e salvando i suoi compagni muore Germinal Cimarelli, l’eroico Comandante Partigiano ternano (R.I.P.) OMAGGIO :

Nato a Terni nel 1911, caduto a Terni il 20 gennaio 1944, operaio specializzato, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria

Comunista, nel 1938 era stato condannato al confino, prima alle Tremiti e poi a Ventotene.

Liberato con la caduta del fascismo, fu tra i primi organizzatori della Resistenza in Umbria.

Incaricato di tenere i collegamenti tra le formazioni partigiane umbre, il Partito comunista e i CLN di Roma e Firenze, Cimarelli (nonostante una grave menomazione della vista), chiese ed ottenne di impegnarsi sul campo.

Al comando di una formazione di diciotto partigiani, ai quali si aggiunsero alcuni militari sovietici fuggiti dalla prigionia, Cimarelli combatté contro i nazifascisti nella zona montagnosa che va dalla Prata a Cesi, fino a Giuncano.

I tedeschi occupanti, messi in difficoltà dalla combattività degli uomini di Cimarelli, il 20 gennaio 1944 attaccarono di sorpresa e in forze sul Monte Torremaggiore. L’operaio antifascista cadde per consentire ai suoi compagni di sganciarsi. La motivazione della Medaglia d’oro dice:

“Dopo l’ 8 settembre fu tra i primi a insorgere contro l’invasore. Comandante di un distaccamento partigiano, durante un potente rastrellamento tedesco, allo scopo di evitare la distruzione del suo reparto in procinto di essere accerchiato, ne ordinava il ripiegamento che proteggeva, rimanendo solo sul posto, col fuoco di una mitragliatrice diretto contro i tedeschi incalzanti. Quale sfida al nemico issava il tricolore e dopo lunga ed impari lotta, crivellato di colpi, cadeva da eroe sull’arma, salvando così con il suo cosciente sacrificio tutti i suoi compagni”.

Il ricordo dell’operaio antifascista è ancora molto vivo nel Ternano. A Cimarelli è intitolata una Polisportiva, un’associazione di giovani e una piazza. Ogni anno viene disputato un importante Torneo di nuoto che porta il suo nome e che, nel 2005, è giunto alla 26a edizione. L’eroe partigiano è anche ricordato da un monumento alla “Brigata Gramsci”, eretto in un faggeto presso la cima (1.120 metri) del Monte Torremaggiore.

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I drammatici fatti di Torino, con l’incendio da parte della folla di un campo Rom e di Firenze, con l’assassinio di due senegalesi, Mor Diop e Samb Modou e il ferimento di altri tre Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike, per mano del militante di estrema destra, simpatizzante di CasaPound Italia, Casseri Gianluca, non possono essere considerati atti inconsulti ed isolati, ascritti a comportamenti squilibrati, ma devono farsi risalire alle campagne d’odio e di xenofobia costruite in 8 lunghi anni di governo di destra, dal 2001 al 2011. I governi di Berlusconi hanno riesumato la nefasta cultura fascista, riportando al centro della informazione atti e parole di Mussolini, hanno messo nella compagine governativa neofascisti dichiarati, hanno sfregiato la Repubblica, facendo ministro un milite della RSI (Mirko Tremaglia) e, infine, hanno tentato di cancellare la festa della Resistenza del 25 aprile. Con costante determinazione, dagli schermi televisivi, Berlusconi ha abbindolato la popolazione proclamando sempre delle urgenti riforme epocali nella Pubblica Amministrazione, promettendo dei grandiosi e imminenti investimenti in strutture faraoniche e favoleggiando di un benessere generalizzato diffuso e di un idilliaco Paese senza debito pubblico. Si è gloriato , e continua farlo, di non aver messo le mani nelle tasche degli Italiani, e per questo non ha indirizzato l’economia, ha legalizzato il falso in bilancio, è stato compiacente verso l’evasione fiscale e l’esportazione illegale di capitali, ma di controparte ha bloccato le assunzioni pubbliche e gli aumenti stipendiali e pensionistici, ha tagliato l’istruzione, il welfare e i trasferimenti economici agli Enti Locali: dal 2002 si è avuta una svalutazione del 50%, i prezzi sono raddoppiati e la disoccupazione è aumentata del 3%. I suoi governi, per mantenere il consenso popolare, hanno agito sull’insicurezza pubblica e, facendo leva su sentimenti di paura e di disprezzo verso il diverso, lo straniero, l’immigrato, hanno scelto precisi capri espiatori: i Rom, gli immigrati, gli extracomunitari europei ed extraeuropei, i poveri senza fissa dimora. Hanno approvato leggi escludenti, ingiuste, che hanno inventato il reato di immigrazione clandestina, legata al ricatto del lavoro predeterminato ed hanno anche disconosciuto il diritto moderno dello jus solis, negando la cittadinanza alle generazioni nate in Italia. Hanno fatto prendere a cannonate, nello stretto di Sicilia, i barconi della speranza e rispedito nei campi di detenzione libici, centinaia di persone disperate ed affamate. Normalmente non riconoscevano neppure la condizione di profugo politico, che è garantita dalle leggi internazionali e salvaguardata dalle politiche ONU. I sindaci della Lega hanno emesso ordinanze per non fare sedere sulle panchine pubbliche gli immigrati; i consiglieri comunali di Milano dello stesso partito hanno suggerito di fare vagoni separati nei tram. In tutto il suolo nazionale, le amministrazioni locali di destra sono state incoraggiate ad intestare strade e piazze a gerarchi o a personaggi della dittatura e a supportare organizzazioni parafasciste.

In questo clima di revanscismo, di angheria con richiami anche nazisti, di povertà e di cancellazione del diritto di uguaglianza, di umiliazione dello Stato Costituzionale democratico, molti giovani si sono rifugiati nelle “cosiddette” ideologie di potenza e si sono moltiplicati i raggruppamenti di nuovi estremismi nazifascisti. CasaPound Italia (CPi) è sorta a Roma come centro sociale, occupando lo stabile di un ente pubblico, il 26 dicembre 2003. Vi è rimasta abusivamente per tutti gli anni successivi, finché nel 2011, il sindaco Alemanno, glielo ha concesso, dopo averlo comprato con i soldi del Comune di Roma, per 11 milioni e 800.000 euro, togliendola dalla illegalità. La filosofia estremista di CPi si rifà al fascismo sociale, al corporativismo e al manifesto di Verona. Il saluto romano, l’elogio dello stato totalitario e autarchico nelle sue espressioni commerciali, politiche e culturali, la nazione etica e l’antisemitismo, con l’uso di una fraseologia di violenza, sono i fondamenti del suo pensiero, che mimetizza con attività riferite al carovita, ai disabili, alla casa, o anche nella loro pubblicità, con i simboli della sinistra, quali il colore rosso al posto del nero e il ritratto del Che. E’ semplicemente ridicolo, ora, far passare il tragico gesto di Firenze come il frutto di un folle, di un solitario, di un depresso, che mai abbia avuto contatti con CPi, ma fino a che non sono state oscurate, si sarebbero potute leggere le sue recensioni sulla rivista on-line dell’associazione, non ultima quella su Adriano Romualdi, ideologo neonazista, morto più di 30 anni fa, ma ancora incorniciato come un santino, perché scrisse il libello “I protocolli del savio di Alessandria”, dove nega l’olocausto e ridisegna la teoria antisemita del complottismo mondiale ebraico. E sul blog risultano le approvazioni e gli entusiasmi per quegli omicidi da parte di molti camerati, che la dicono lunga sul coinvolgimenti del Casseri con questi ambienti. Purtroppo sono la misura del danno apportato dalla politica del negazionismo, della divisione, dell’odio, della discriminazione, del depauperamento programmato, del disconoscimento della Costituzione. A fronte di questi ultimi delitti, la figlia di Ezra Pound, Mary de Rachewiltz, che vive a Merano e che già aveva sporto denuncia nel 2010 per fare cancellare il nome di suo padre dalla titolazione del movimento, ha fatto sentire pubblicamente la sua contrarietà dicendo: «Un’organizzazione politica compromessa come questa non ha nulla a che fare con il nome Pound».

Cpi è strutturata a grappolo, cui aderiscono le associazioni locali. Anche nel nostro territorio si registrano dei gruppi aderenti, a Foligno, a Todi, a Terni e a Perugia, che cercano di inserirsi, soprattutto tra i giovani, con volantinaggi, conferenze, manifesti ed altre iniziative. Spesso, grazie a sindaci compiacenti, vengono aiutati con il patrocinio, con la concessione di luoghi pubblici, con finanziamenti. Una deliberazione della Giunta comunale di Todi ha affidato un giardino di Collevalenza, con l’annessa casa di gestione, all’associazione “La Contea del 3° millennio”, che ha impostazione ideologica contigua a quelle di Cpi . L’ANPI e l’antifascismo sono in campo come essenziali punti di riferimento, in questa giornaliera battaglia politica e culturale. Con l’unione del volontariato, dei partiti e dei sindacati, si può costruire una forza utile a chiedere agli Enti Locali di mettere al bando tutte le organizzazioni naziste e fasciste che si manifestano in Umbria.

L’ANPI nazionale ha chiesto ai Procuratori della Repubblica di essere più vigili e di intervenire come previsto nel nostro ordinamento dalle leggi Scelba, Mancino e dalla XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione: “ E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista” , Berlusconi Il Consiglio Regionale e il Consiglio Comunale di Foligno hanno già approvato un ordine del giorno contro l’equiparazione ai Partigiani e ai Volontari per la Libertà degli arruolati nella R.S.I; così come il Consiglio Comunale di Spello in un ordine del giorno vieta alla Giunta di concedere spazi pubblici a manifestazioni e a gruppi neofascisti. Questa ideologia, ormai condannata e rifiutata dalla civiltà odierna, ogni volta che in qualsiasi forma riemerge, provoca violenza e dolore, porta al degrado sociale e morale, pertanto resta sempre più onorabile la pagina storica della Resistenza, che ha introdotto come diritti fondativi dello Stato i valori della solidarietà, dell’uguaglianza, della giustizia sociale.

ANPI Perugia (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) – Comitato Provinciale Giovanni Simoncelli,

Sezione di Foligno Cinzia Abramo, Sezione di Todi Graziano Marini.

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