
Articolo di Catiuscia Marini pubblicato sul Corriere dell’Umbria il 20/6/2010
Nel mese di giugno di sessantaquattro anni fa le città dell’Umbria, una dopo l’altra riacquistarono la libertà, dopo il lungo ventennio fascista. Quaranta anni fa, sempre nel mese di giugno, venne eletto il primo Consiglio Regionale dell’Umbria.
Due tappe della storia democratica dell’Umbria che vanno ricordate proprio oggi che la regione, segnata profondamente da una crisi economica e sociale, sta attraversando uno dei suoi momenti più difficili. E’ infatti dalle sue profonde radici democratiche e dall’impegno delle istituzioni che può e deve riprendere la via per il nuovo sviluppo e per la modernizzazione della regione.
Non è quindi inutile ricordare come l’Umbria e in particolare due sue importanti comunità, Perugia, la città capoluogo, e Gubbio la città dei Ceri (simbolo della Regione) siano state le protagoniste della lotta per riacquistare la libertà a costo di pesanti sacrifici con il martirio di tanti uomini e donne innocenti.
Il giorno del XX giugno è notoriamente per Perugia la data “simbolo della libertà”. Fu infatti il 20 giugno 1859 che i perugini, dopo essere insorti contro la dominazione pontificia, furono oggetto di una feroce repressione da parte dei soldati svizzeri attraverso una efferata strage che suscitò l’indignazione dell’intera comunità internazionale. Ma sempre nel giorno del 20 giugno, questa volta nel 1944, Perugia venne liberata dalle forze militari alleate che posero fine al regime fascista e poi alla occupazione nazista. Due eventi che per la città capoluogo dell’Umbria rappresentano i suoi duraturi caratteri identitari.
Gubbio, la città dei ceri, scelti quale simbolo per il gonfalone dell’Umbria, ricorda il giugno 1944 come uno dei periodi più drammatici della sua intera storia cittadina. Il suo territorio, collocato lungo l’Appennino, fu al centro del conflitto tra le truppe tedesche in ritirata e l’esercito angloamericano in avanzata, mentre le brigate partigiane attaccavano i soldati nazisti. A seguito di un attentato a due ufficiali tedeschi scattò la rappresaglia con l’arresto di quasi duecento cittadini innocenti. Quaranta di questi, uomini e donne, divennero i “quaranta martiri”, vittime innocenti di un odio cieco e disumano e furono fucilati la mattina del 22 giugno 1944 nel luogo dove oggi sorge il monumento costruito in loro onore.
Due città Perugia e Gubbio, segnate dal martirio di vittime innocenti che sono diventate il simbolo della lotta contro la sopraffazione e la dominazione straniera, per la libertà e la democrazia.
Due città simbolo che con i loro eroici sacrifici non possiamo certo dimenticare in questi tempi in cui i valori della democrazia e della libertà devono essere posti alla base di una maggiore giustizia sociale.
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