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Posts Tagged ‘brigata gramsci’

Da diverso tempo è in atto un’azione sistematica per deleggittimare e stravolgere la storia della resistenza italiana. Anche in Umbria sono molte le iniziative in tal senso. In particolare ci si accanisce contro la Brigata Gramsci che sil’esperienza poi’ importante della Resistenza Ternana. Finalmente è arrivata una ricerca di Renato Covino, Angelo Bitti e Marco Venanzi, tre storici che con un lavoro meticoloso hanno reicostruito le vicende e gli episodi di quegli anni, restituendo serietà e rigore al dibattito.

Il 12 settembre alle ore 18 alla Festa Democratica di Terni si è svolto un dibattito dove è stato presentato questo lavoro dagli autori.

La partecipazione è stata molto ampia e interessata.

A tale iniziativa l’ANPI di Terni da un grande valore perchè contribuisce a fare chiarezza sulla storia del Paese e difende l’onore ed il valore della Brigata Gramsci.

per info 0744 432113

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Se ne è andato Marino Rossi partigiano con Cimarelli

Un altro partigiano se ne và . E’ Marino Rossi che costituì insieme a Cimarelli il primo nucleo partigiano a CESI (TR) che avrebbe poi dato vita alla brigata Gramsci. dopo la liberazione di Terni partì volontario il 2 febbraio 1945 con altri 300 volontari per la Guerra di Liberazione nel nord Italia dove combattè con la Cremona. Per tutta la vita è stato stato un attivo militante delle forze democratiche. Alla famiglia vanno le condoglianze dell’ANPI e dell’ANPPIA di Terni.

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Pubblicato sul mensile MICROPOLIS di settembre

Non ha tutti i torti Marcello Marcellini, autore de I Giustizieri. 1944:la brigata “Gramsci” tra Umbria e Lazio, a prendersela con la puntuta recensione di Marco Venanzi pubblicata sul numero di luglio di “micropolis”. Venanzi infatti polemizza con l’autore come se la sua opera fosse un saggio storico. Leggendolo e rileggendolo, invece, l’impressione che se ne ha è quella di un libro che racconta non la storia, ma una storia. Insomma Marcellini ha scritto una sorta di romanzo storico a tesi: i partigiani, o almeno alcuni di loro, erano dei sanguinari con il gusto di uccidere, quelli che essi giustiziavano non erano fascisti, la magistratura era prona al potere comunista e via dicendo. Insomma è come se uno volesse studiare il Seicento francese leggendo (absit iniuria verbis) i romanzi di Dumas padre o il Medioevo inglese attraverso Ivanhoe di Walter Scott. Detto questo ci si consenta di dire che il libro di Marcellini è un “romanzo” che gioca sui toni forti, una sorta di thriller sanguinolento, con effettacci, compresa la concessione all’odierno spirito animalista (l’uccisione a coltellate e a colpi di calcio di moschetto, come il suo padrone, di Tania, la cagnetta di Centofanti). Oggi si pubblica tanta robaccia e non è un libro più o meno brutto che fa la differenza, quello che merita qualche risposta non è quindi Marcellini, quanto i suoi esegeti ed apologisti, che gli riconoscono il ruolo di storico di vaglio e ricercatore obiettivo. Fino a quando questo avviene su siti e riviste che fanno chiaro ai reduci della Rsi pazienza, quando però la questione tracima oltre questo ambito merita qualche chiarimento.

I fatti
Non è vero che gli eventi raccontati da Marcellini non fossero conosciuti e che siano stati portati alla ribalta dall’autore e dal compianto prof. Pirro. Quando i processi furono celebrati vennero fatte addirittura assemblee popolari, più recentemente ne ha parlato Sandro Portelli nel suo Biografia di una città, uscito nel 1985, infine – nel convegno organizzato in occasione del Cinquantesimo della liberazione – della violenza partigiana ha parlato, sia pure sommariamente, Gianfranco Canali. Si dirà che ad essi non è mai stato dedicato un libro ed è vero, ma è anche vero che ancora non esistono studi esaustivi sulla Resistenza in Umbria, sul fascismo e sull’antifascismo, sulla stessa brigata Gramsci, cose altrettanto importanti dei giustiziati nel ternano e nel reatino.
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Di Salvatore Loleggio

Intorno a un libro sui presunti crimini ed orrori perpetrati da partigiani della Brigata Gramsci, che operò nel Ternano e nel Reatino, è nata nei mesi scorsi una polemica che sarebbe di piccola portata, se la reinterpretazione complessiva della storia d’Italia non fosse tra i puntelli ideologici della destra che governa e che in parti consistenti aspira a farsi regime. Sul tema uscirà domenica 27 settembre su “micropolis” un articolo di Renato Covino, docente di Storia contemporanea all’Università di Perugia, che riteniamo chiarificatore e che invitiamo a leggere. Qui crediamo di fare cosa utile fornendo ai lettori una breve ricostruzione della polemica e, in appendice, un articolo di Marco Venanzi dal numero di luglio-agosto di “micropolis” e una nota “didattica” sul revisionismo.

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