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Posts Tagged ‘Carlo Smuraglia’

Il 31 marzo ed il 1 aprile si è tenuto il Consiglio Nazionale dell’Anpi. Concludendo la riunione, nella quale sono intervenuti 45 persone, il presidente Smuraglia

si è detto molto soddisfatto per la qualità del dibattito e l’unità raggiunta. Per l’Umbria è intervenuto Valentino Filippetti vice presidente ANPI di Terni.

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Partigiano, giornalista, scrittore, uomo sempre libero. Questo era Giorgio Bocca morto nel giorno di Natale a Milano.

I funerali si svolgeranno martedì 27 dicembre a Milano, nella chiesa di San Vittore al Corpo, in via San Vittore, alle ore 11,00.

“E’ morto – commenta Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi – un grande italiano, un patriota, un partigiano che non dimenticheremo mai. Per tanto tempo ci ha accompagnato commentando, da par suo, le vicende che il Paese stava vivendo, con passione, talvolta con indignazione, sempre con fermezza. Partigiano in Piemonte, ha combattuto con Giustizia e Libertà”.

“Quando due anni fa – ricorda Smuraglia – abbiamo raccolto la sua voce in una intervista da trasmettere nel corso di un convegno dedicato proprio al contributo degli azionisti all’antifascismo e alla Guerra di Liberazione, Bocca tenne a sottolineare l’unitarietà d’intenti anche fra forze di ispirazione diversa nella Resistenza; e ricordò le sue esperienze di guerra partigiana con inalterata passione e con un profondo sentimento unitario. Grande giornalista, scrittore illustre, e polemista di razza, con lui scompare una voce importante della parte migliore del Paese”.

“Lo ricorderemo degnamente e con la dovuta ampiezza nella sede nazionale dell’Anpi, associazione alla quale, negli ultimi anni, Giorgio Bocca non ha fatto mancare il suo sostegno anche pubblicamente. Oggi – conclude Smuraglia – lo piangiamo con sincero dolore e ci stringiamo con affetto ai suoi familiari. L’ANPI di Milano partecipa al profondo dolore per la scomparsa del comandante partigiano Giorgio Bocca”. 
L’ANPI Provinciale di Milano si unisce al profondo dolore dei familiari, degli antifascisti, del giornalismo italiano e di tutto il mondo della cultura per la scomparsa di Giorgio Bocca, partigiano, giornalista, scrittore”, inizia così il ricordo di Giorgio Bocca da parte dell presidente dell’Anpi milanese, Roberto Cenati.

Nativo di Cuneo e cresciuto in una famiglia della borghesia piemontese, nel 1943 Bocca decide di aderire, nella clandestinità, al Partito d’azione. A questa scelta lo induce l’esempio dell’amico Benedetto Dalmastro assai vicino a Tancredi Duccio Galimberti.

L’8 settembre, alla firma dell’armistizio, raggiunge con Dalmastro e un gruppo di compagni, dopo aver raccolto le armi abbandonate nelle caserme di Cuneo, la frazione Frise di Monterosso Grana. Nasce così il primo nucleo della locale banda partigiana di “Italia Libera”. Comandante di banda della formazione in Valle Maira, nella primavera del 1944 Bocca é inviato a stabilire le basi della Brigata Giustizia e Libertà “Rolando Besana” in Valle Varaita e ne diviene il comandante. Il 5 maggio 1944, con Benedetto Dalmastro, Luigi Ventre e Costanzo Picco partecipa a un incontro tra partigiani italiani e francesi organizzato il 12 maggio 1944 a Colle Sautron. All’incontro faranno seguito le intese politico-militari tra i due movimenti, stipulate  il 22 maggio e il 30 maggio 1944.

Nei primi giorni del 1945 Bocca è nominato comandante della decima divisione Langhe delle formazioni “Giustizia e Libertà”. Torna quindi in Val Maira, divenendo commissario politico della seconda Divisione “Giustizia e Libertà”. Tra le sue numerose azioni, si ricorda quella che tra il 12 e 13 aprile 1945 conduce alla cattura, nella cittadina di Busca, della compagnia controcarro della Divisione “Littorio” della Repubblica Sociale Italiana.

Per l’attività partigiana Giorgio Bocca riceve la medaglia d’argento al valor militare. Dopo la Liberazione, Bocca si avvia alla carriera di giornalista, dapprima a Torino, nel quotidiano di Giustizia e Libertà e quindi, a Milano, come redattore del settimanale l’Europeo e come corrispondente del quotidiano torinese La Gazzetta del Popolo.

Quando nasce Il Giorno, nel 1956, ne diviene inviato. Nel 1976 è tra i fondatori del quotidiano La Repubblica. Il suo è un giornalismo militante, che attraverso reportage, inchieste, commenti e interviste, si propone di denunciare i guasti della società italiana. La sua critica si accentua negli anni più recenti, forte di una scrittura semplice ma dura, concreta e aspra, di intensa comunicazione, sostenuta da un’alta moralità e da un legame mai interrotto con l’esperienza resistenziale.

I suoi articoli sono diventati, spesso, traccia e ossatura dei suoi numerosi libri, tra reportage, ricerca storica, pamphlet e autobiografia.

Lo ricorderemo sempre tra le figure di spicco del movimento partigiano e per essere  rimasto sempre coerente a quella sua fondamentale scelta di campo per la libertà e la democrazia maturata durante la Resistenza.

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Ho detto due sere fa, in Piazza Duomo, in un momento di collettiva euforia, che bisogna essere sempre vigilanti e non distrarsi anche nei momenti di festa, perché i pericoli sono sempre in agguato. Il richiamo era fondato.

Chi ne volesse una prova, dovrebbe riflettere su ciò che è avvenuto due giorni fa, nella Commissione di difesa della Camera. Mentre tutti pensavano al voto e commentavano i risultati, in Commissione difesa la maggioranza portava avanti e concludeva un disegno di legge, per alcuni aspetti, vergognoso, perché nel dettare una disciplina per le associazioni di interesse delle forze armate, non solo pretende la loro totale apoliticità (che significa? Non si potrà neppure difendere la Costituzione?), non solo le pone sotto un penetrante controllo del Ministero della difesa, ma mette sullo stesso piano tutti i combattenti e dunque anche quelli che combatterono con la Repubblica di Salò. E’ un progetto ricorrente, che abbiamo sempre avversato e che ora è stato posto alla ribalta proprio in un giorno di diffusa distrazione, respingendo ogni tentativo di modifica e perfino gli emendamenti e un disegno di legge in materia, proposti dall’opposizione.

Il fatto è di una gravità inaudita, che l’ANPI denuncia con forza e con sdegno; bisognerà impegnarsi, da adesso fino al momento in cui il testo arriverà all’esame dell’Assemblea di Montecitorio, perché esso venga profondamente e radicalmente cambiato, proprio nelle parti che ho indicato e soprattutto in quella iniqua equiparazione tra combattenti della libertà e combattenti in difesa della dittatura fascista.

Chiediamo l’impegno di tutte le organizzazioni dei combattenti per la libertà, delle forze democratiche, in Parlamento e fuori, e ci rivolgiamo ai cittadini che hanno a cuore la democrazia e credono nell’antifascismo, per avere il loro appoggio e il loro sostegno; e mobiliteremo tutti i nostri scritti perché facciano sentire la loro voce ed impediscano questo sconcio, che nega la nostra storia e la Resistenza e offende la memoria dei Caduti per la libertà.

Carlo Smuraglia

Presidente Nazionale ANPI

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Carlo Smuraglia, Presidente ANPI

Dagli insulti ai magistrati, dalle offese ripetute alla istituzioni, dall’assalto alla Costituzione all’occupazione della televisione pubblica, ai nuovi attacchi nei confronti della scuola pubblica: è il quadro di un paese, che vive alcuni tra i suoi giorni peggiori, che deve assistere a una messinscena, dal copione ormai risaputo, ripetuto, noioso, che frastorna però, che confonde le idee, che nel frastuono continuo maschera le minacce alla democrazia.

Carlo Smuraglia cita Carlo Azeglio Ciampi: non è questo il paese che sognavamo. Non è il paese che volevano quanti si sono battuti contro il fascismo e contro il nazismo, non è il paese che attraverso la sua carta costituzionale si garantiva un futuro di libertà, lasciandosi alle spalle le macerie dell’oppressione
Carlo Smuraglia, una vita di studio e di politica, è diventato presidente dell’Anpi, a una settimana da un altro 25 Aprile, che torna a dirci quanto attuali e quanto vivi siano quei valori e quei principi per i quali si combattè ormai più di un sessantennio fa.

Carlo Smuraglia cita Carlo Azeglio Ciampi: non è questo il paese che sognavamo. Non è il paese che volevano quanti si sono battuti contro il fascismo e contro il nazismo, non è il paese che attraverso la sua carta costituzionale si

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